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Abbracci

di Mille Battute

BACKSTAGE

Abbiamo chiesto alle persone come si vive, cosa si pensa, cosa si scrive fissando sempre le stesse 4 mura durante una quarantena. Queste sono le storie che ci hanno raccontato. Ora noi le raccontiamo a voi.

ABBRACCI

Virginia Tamburini

“Quando ero piccola odiavo andare a fare la spesa con mia mamma. Lei conosceva tutti. Si fermava a salutare tutti. E io dovevo fingere interesse nel sapere che la figlia di tale Carlo si era laureata con lode, faceva la modella e anche la comparsa in qualche film.
Ma quello che volevo davvero era solo estathe, kinder colazione più, penne, quaderni e un libro.
Quando sono andata a vivere da sola ho scoperto che dovevo andarci per forza a fare la spesa. Andavo comunque con mia mamma. Questa volta i carrelli erano due e la figlia di Carlo aveva scoperto un nuovo continente. Ma quello che volevo davvero era sempre lo stesso, estathe, kinder colazione più, penne, quaderni, un libro e, questa volta, anche del vino.
Oggi a fare la spesa non ci voglio più andare.
Sono andata per vedere mio fratello. Non lo vedevo da settimane. Non ci siamo abbracciati. Siamo rimasti in fila un’ora. A distanza, ovviamente.
Dentro ci siamo persi tra la voce robotica che ripeteva: fate la spesa rapidi, non fermatevi, uno solo per corsia.
Carlo aveva la mascherina quindi non credo che sua figlia abbia trovato la cura per il virus.
Io volevo solo, estathe, kinder colazione più, penne, quaderni, un libro, del vino e un abbraccio vero. Mi hanno detto che gli abbracci non li hanno più per il momento. Torneranno forse. Per ora mi accontento delle gocciole.”

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