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Non avevo bisogno di niente MAR ROSSO 2011

di gaetano
non avevo bisogno di nulla

Siete venuti a vedere
EGITTO 2011

Annamaria Bruni

Quello che ho amato più dell’Egitto è che non avevo bisogno di niente. Ho amato questo anche più del mare e del deserto.
Le necessità erano ridotte al minimo, quattro magliette, due pantaloncini, i trecentocinquanta costumi ereditati da Silvia.
Al porto turistico osservavi le persone, un misto di Paesi vari compressi in uno spazio ristretto, separarsi per nazionalità, età e stato sociale.

Al momento della partenza tutti erano precisi, ben pettinati, all’ultima moda con borse e accessori, orologi costosi e occhiali da un rene e mezzo.
I ricchi snobbavano la plebe, che a sua volta era troppo impegnata per accorgersene : a prendere xamamine, urlare da poppa a prua, farsi 1000 selfie senza che la barca fosse nemmeno partita.
Quando la barca lasciava il porto, le onde rompevano questo prezioso equilibrio di differenza sociale, e il mare li mischiava come un mazzo di carte.

Alla prima snorkelata i capellini firmati erano volati con il vento, le onde avevano fatto perdere le borse chissà dove e le acconciature si erano appassite.
La preparazione per scendere in mare faceva il resto: i giubbottini salvagente tutti uguali, troppo grandi o troppo piccoli, erano agganciati sempre nella maniera errata anche da astrofisici e dottori.
Il mare aperto era visto come un buco nero pronto a ingoiarli per non restituire il povero corpo ad amici e parenti.

Un gruppo di uomini tutti uguali, spogliati dei loro averi, status symbols e beni materiali, dei loro titoli…un po’ tutti impauriti e confusi, alla fine.
Non si capiva più chi avesse la BMW, le scarpe di Gucci e fosse “esperto” di shopping a New York, o chi invece fosse alla prima vacanza all inclusive e il papiro nella valigia.

Tutti uguali, almeno per me, che non sapevo chi fossero e che lavoro facessero, che conto in banca avessero e quanto “contassero” nella società.
Se eri un individuo pavido, noioso e poco flessibile la realtà veniva fuori impietosa, non              c’erano lauree e specializzazioni, posizioni sociali e professionali di prestigio, auto di lusso comprate a rate improponibili, conoscenze inventate.

Una volta salito sulla barca diventavi uno come tutti gli altri. La differenza la faceva qualcosa d’immateriale: carattere, curiosità, ironia. Autenticità. Il saper stare al mondo per quello che eri.
A fine giornata scendevano dalla barca come sopravvissuti, tanto che stentavi a riconoscerli così stravolti dalla potenza del mare. Tutti molto provati ma felici.

Quando ci ripenso amo vederla in maniera poetica e penso che il mare gli avesse dato l’opportunità di svincolarsi da maschere e condizionamenti.
Regalandogli quell’agognata libertà di essere finalmente loro stessi.

GALLERIA FOTOGRAFICA

Annamaria Bruni

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