BACKSTAGE
Abbiamo chiesto alle persone come si vive, cosa si pensa, cosa si scrive fissando sempre le stesse 4 mura durante una quarantena. Queste sono le storie che ci hanno raccontato. Ora noi le raccontiamo a voi.
GIORNATA DI QUARANTENA
“Ciao, mi chiamo Angelica. vi lascio un breve ma non brevissimo estratto di una mia giornata tipo di quarantena.
Tipo, non perché lavi le finestre ogni giorno, ma perché l’entusiasmo che si trasforma in fancazzismo totale è il comune denominatore di tutte queste giornate all’insegna del «E mo cosa mi invento oggi?».
Complice il meraviglioso sole che fa timidamente capolino bruciandomi la cornea, decido di alzarmi dal letto e fare il planning della giornata.
Timidamente non perché non sia una stupenda giornata di sole, ma perché le finestre di casa mia hanno ispirato il premiatissimo film cult Cinquanta sfumature di grigio.
Bene. Oggi si lavano le finestre! Il plurale è per coinvolgere attivamente tutte le mie personalità. Solo una si ribella. La ignoro, sarà stanca. Ieri ha sfornato una valanga di biscotti, proteici eh.
Inizio dal bagno, apro la finestra, salgo in piedi sul water. Una signora dalla strada mi fissa e applaude. No signora non è un flashmob. Un’altra dal balcone di fronte mi urla «Non farlo!» No signora non mi butto di sotto.
Poi ho capito. Le finestre, intendeva le fottutissime finestre. Tu buttati pure, con un triplo carpiato anche. Ma le finestre no.
Scrivo a mia madre per cercare conforto e definire un piano d’azione migliore. «Angelica, se tu le facessi con più costanza non sarebbero così sporche e diluiresti la fatica nel tempo». Ora, non credo sia necessario scomodare Paolo Fox per sapere che non puoi dire ad una gemelli di avere costanza.
Torno a sedermi sul divano nell’attesa di un nuovissimo slancio di entusiasmo destinato ad estinguersi tragicamente nel giro di una ventina di minuti. Ah, questo invece è di quando, in una notte d’insonnia, mi sono scoperta un talento nel fare cover di canzoni.
«Mi sveglio arruffata, il parrucchiere non c’è,
in quarantena, pettinarsi è demodé.
Con quell’aria addormentata, questa proprio non è vita, anche oggi sei esaurita, la quarentena no, non è finita.
E da quando sei a casa, non sei manco dimagrita, cosa lavi i vetri, sei impazzita la retta via l’hai già smarrita.
Siri, che giorno è?
Siri, vero che la quarantena finisce il tre?».“