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Il tempo che fu

di Mille Battute

BACKSTAGE

Abbiamo chiesto alle persone come si vive, cosa si pensa, cosa si scrive fissando sempre le stesse 4 mura durante una quarantena. Queste sono le storie che ci hanno raccontato. Ora noi le raccontiamo a voi.

IL TEMPO CHE FU

Gioia Micole Hogberg

“21 aprile 2037, ore 21.00

Caro diario, mi chiamo Clara, ho 22 anni e nella vita non faccio nulla; no, dai, non è vero, una cosa la faccio, e anche spesso: interrogarmi sul senso di questo mondo. Abito in un paesino vicino alla grande città di Maloni, nonostante sia un piccolo paese di periferia, c’è tutto quello di cui si ha bisogno. Non voglio annoiarti con la descrizione del mio paese, piuttosto voglio raccontarti cosa mi porta a scriverti.
Come dicevo prima mi pongo spesso domande sul mondo di oggi o forse è meglio dire sul modo di vivere odierno.
Nel 2020 ci fu una pandemia che cambiò il nostro stile di vita. Io ero piccola e non ricordo quasi nulla di quel periodo, se non che il mio sguardo fosse sempre puntato verso il cielo per fuggire. Tante persone sono morte e altre ne hanno sofferto le perdite. La conseguenza peggiore fu che il mondo intero si ribellò alle istituzioni, creandone di nuove dove l’unica legge era “nessuna legge”. Forse perchè quando si subisce un forte dolore ci si rende conto di come molte cose, a cui prima davi importanza, sono nulle rispetto alla vera essenza della vita? Potrebbe essere un motivo per cui l’uomo abbia generato involontariamente questo cambiamento.

Beh, il mondo è ancora così. Ognuno vive, pensa, agisce come meglio crede e nessuno dice nulla, nessuno può dire nulla. Si tratta di un mondo dove la libertà è come un dogma, un principio fondamentale, una verità indiscutibile o affermata come tale. Non ci sono limitazioni o restrizioni. Le regole sono abolite così come i diritti e i doveri. Non ci sono cartelli stradali e le automobili sono libere di girare come vogliono. 

Ti chiederai come io possa conoscere tante cose del passato. Fortunatamente la mia famiglia è stata cauta durante l’emergenza e oggi mi raccontano con un po’ di nostalgia di come fosse il mondo prima.

Insomma, il mondo non ha più confini. Ma io mi chiedo, è meglio ora o era meglio prima? Possiamo tornare a vivere come prima? Come sarà il mio futuro?”

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