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In coda

di Mille Battute

BACKSTAGE

Abbiamo chiesto alle persone come si vive, cosa si pensa, cosa si scrive fissando sempre le stesse 4 mura durante una quarantena. Queste sono le storie che ci hanno raccontato. Ora noi le raccontiamo a voi.

IN CODA

Alberto Del Giudice

Martedì 24 marzo 2020
In coda davanti a me, in attesa di fare la spesa al supermercato, ci saranno almeno trenta persone. E un’altra ventina alle mie spalle. Siamo disciplinatamente distanziati, almeno un metro e mezzo gli uni dagli altri, anche se a tratti vi sono coppie di fidanzatini, mariti e mogli, mamme e figli. Ma quasi nessuno si parla, c’è un silenzio assordante. Tutti quanti guardano il proprio smartphone e in tralice seguono le gambe di chi li precede, per sapere se è il caso di procedere di qualche passo. Io posso procedere anche a occhi chiusi. Ma possiedo un potere telepatico. Posso decifrare quel che pensa il primo della fila, come l’ultimo. E l’ultimo vi assicuro è molto incazzato e indeciso se staccarsi dalla coda e provare a spostarsi al minimarket più vicino. “Magari lì non ci sono tanti stronzi in fila”. L’ultimo della coda, non per cattiveria, ma per esaurimento odia gratuitamente il prossimo. Pure il bambino, con la madre che mi precede di tre posizioni, sta perdendo la pazienza. Ma, soprattutto, ha bisogno di andare al bagno. Ha preso freddo al pancino. “Lo dico o non lo dico alla mamma che me la sto facendo addosso? Cerco di fare finta di nulla o trascino via la mamma? Ma poi dovremo rifare la coda da capo”.

Il primo della fila: “Cazzo, ce l’ho fatta, appena esce l’ultimo stronzo entro io” Anche lui è piuttosto esasperato ed esausto e guarda l’altro come un untore. Ma viene colto da un attacco di tosse secca. Non ha la mascherina e subito cerca di soffocarla nella piega del gomito, ma la piega del gomito quasi lo soffoca. Il vigilante all’ingresso immediatamente lo allontana. “Lei non può entrare!”. Lui non ha neppure il fiato per rispondere. Una ragazza con i dreadlocks, piercing e tatuaggi e un cane fetido al seguito comincia a sbraitare contro la guardia: “Sei un fascista di merda!”. Lentamente la coda avanza. In decima posizione c’è un uomo distinto, con una mazzetta di quotidiani sotto il braccio. Ma non legge nessuno giornale. Posso seguire il suo pensiero mentre chatta su whatsapp con una sua brillante allieva: “Oggi pomeriggio ti chiamo per la lezione su skype”. Risposta. Quindi: “Eh, eh… chiuditi in camera tua. Alle 17 precise. E poi spogliati, micina”. Risposta. “Ripassiamo gli strumenti legislativi per la lotta alla corruzione. Non vorrai mica farti cogliere impreparata?”.

Dal tipo dalla pelle nera al 15° posto stanno tutti ancora più distanti. Che cosa sta pensando? Che lui non abbraccia più una persona cara da anni. Qualcuna è troppo lontana, qualcuna non è riuscito ad afferrarla mentre affogava in mare. Un vecchio signore alle mie spalle cattura la mia attenzione appoggiando il suo bastone sulla mia spalla. So già che cosa vuole chiedermi. E ancora prima che apra bocca lo faccio passare avanti. Girandogli intorno a distanza di sicurezza. Lui vuol fare lo stesso ma sbaglia i calcoli e mi finisce addosso. “Lei non ha la mascherina”, mi fa terrorizzato dal contatto-contagio. Poi aggiunge: “a certa gente non dovrebbero permettere di uscire di casa”. E io a cosa sto pensando? Penso a quella tipa tre posti dietro di me. Ha un aspetto gagliardo. In coda sembra un’auto da corsa in mezzo a tante auto qualunque. E lei che cosa sta meditando? Per quanto mi sforzi non riesco a penetrare la sua mente. Accesso negato. Forse a interferire è il drone che sorvola la fila. In qualche modo lei sorride e mi guarda anche, quasi con aria di sfida. Poi sento la sua voce nella mia testa: “Porco, lo so a cosa stai pensando”. “

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