Quello che ho amato più dell’Egitto è che non avevo bisogno di niente. Ho amato questo anche più del mare e del deserto.
annamaria bruni
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Ho tante immagini in testa, fotografie che non ho potuto fare, e le ricordo tutte perfettamente. Una mi è rimasta impressa più delle altre.Nella strada verso Heris, alla ricerca del tappeto perfetto
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Sono cresciuta con una strana convinzione: credo sempre che in un futuro prossimo succederà qualcosa di grandioso.Da tempo questa illusione mi consola contro i momenti negativi della vita.
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Ero molto, molto, molto emozionata quando sono andata nella Striscia di Gaza per la prima volta con il convoglio umanitario “Welcome to Gaza Convoy”. All’arrivo, alle sette di sera, cercavo di intravedere i primi segni di un conflitto lungo e tortuoso.
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Ho ricevuto una mail a fine febbraio da parte di una certa Ana Martinez, photo-editor di Annabelle Svizzera, mi chiedeva se fossi interessata a pubblicare il reportage Crying Game. Sono molto legata a questo reportage, per diverse ragioni.
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Allo scoppio delle manifestazioni di protesta in Egitto, nel gennaio del 2011, noi subacquei ci siamo trovati tutti senza lavoro, già dimezzato dal dicembre del 2010 perché uno squalo aveva attaccato dei turisti.