Home StoriePEZZI DI STORIA Aden nella storia YEMEN 2005

Aden nella storia YEMEN 2005

di gaetano

Aden nella storia
YEMEN 2005

Nel febbraio del 1975, il movimento 2 Giugno (una frangia della RAF) sequestrò Peter Lorenz, candidato sindaco di Berlino Ovest. Il giorno seguente, i sequestratori chiesero il rilascio di alcune persone arrestate durante le dimostrazioni di protesta  nel  novembre 1974 (seguite alla morte in prigione di Holger Meins, militante della RAF) e di altri sei arrestati per “attività terroristiche”. Il 3 marzo il governo tedesco liberò cinque detenuti e li imbarcò su un jumbo diretto ad Aden.

Iniziò così la “cooperazione” fra il governo yemenita e alcune frange del terrorismo europeo che si prolungò per diversi anni. Fu nei pressi di Aden, in un campo d’addestramento del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina (FPLP), che fra il

luglio e l’agosto del 1976 si diede vita alle nuove RAF e all’idea poi attuata del sequestro di Hanns-Martin Schleyer, presidente della Confindustria tedesca.

Negli stessi anni, il dipartimento estero della STASI, il Servizio di Sicurezza e Spionaggio della DDR, fornì armi e aiuti economici ad esponenti di movimenti rivoluzionari o terroristici che avevano base ad Aden, fra cui il pluriricercato “Carlos lo Sciacallo” e Abu Daud, un membro di al-Fatah sospettato di aver preso parte nel 1972 all’attentato delle Olimpiadi di Monaco.

Ad Aden inoltre si addestrarono ed ebbero appoggio finanziario gruppuscoli pseudo marxisti iracheni, algerini, libanesi e siriani. Non volendo e non potendo avere un consenso politico a livello mondiale, il governo yemenita cercò nella difficile e pericolosa strada dell’appoggio a queste frange estreme un consenso popolare che faticava a radicarsi.

Gli anni ’70 furono il decennio dell’appoggio alla “causa rivoluzionaria”. Dalla consulenza tecnica e militare alle deboli forze marxiste nel sultanato dell’Oman65, all’invio di truppe in aiuto della nuova Etiopia socialista di Mengistu in lotta contro i separatisti eritrei, il governo della Repubblica Popolare e Democratica aiutò e allacciò rapporti con qualsiasi movimento o governo che si rifacesse al credo marxista. La stessa Costituzione del 1978 era molto chiara a riguardo: “la Repubblica Popolare e Democratica dello Yemen supporta i movimenti di liberazione nazionale che lottano contro l’imperialismo, il colonialismo e il sionismo. Supporta il dialogo e le relazioni con gli Stati Arabi progressisti e con tutti gli Stati socialisti”.

Lo Yemen del Sud allacciò rapporti diplomatici sempre più stretti con Libia, Algeria,Siria, Iraq, Cuba, Corea del Nord e con la Repubblica Democratica del Saharawi (Polisario) che negli anni ’70 iniziava la sua lunga lotta per il riconoscimento del Sahara occidentale.

Forte del suo esercito di 24.000 uomini (più 15.000 militanti arruolati a tempo pieno nella Milizia Popolare), la RPDY poté continuare a  mantenere questo suo ambiguo rapporto con l’estero, senza il pericolo di un dissenso interno. Il crescente numero di portaerei americane che navigavano al largo dell’isola di Socotra potevano far gridare agli esponenti del politburo che l’imperialismo stava cercando di accerchiare la repubblica, poteva giustificare il bisogno costante di controllare la popolazione e di inculcargli un credo marxista sempre più ortodosso, capace, grazie ai dogmi distorti che gli avevano affibbiato i massimi dirigenti della Repubblica, di impedire la nascita di qualsiasi ideologia vagamente distante da quella propugnata dallo Stato.

Post correlati

Questo sito utilizza i cookie di profilazione di terze parti. Per accedere all'informativa clicca sul pulsante "Info". Se sei d'accordo clicca sul pulsante "Accetto".. Accetto Info